Siamo tutti ben consci del periodo storico in cui stiamo vivendo. Come recita una strofa in “IchibanKa“, main theme dell’acclamato Yakuza 7: Like a Dragon, siamo in “un’epoca di follia e oscurità nascente” in cui ognuno di noi combatte contro i propri demoni mentre affronta una pandemia globale di cui speriamo presto di vedere una fine.
In tutto questo, come può aiutarci il mondo videoludico?
È innegabile che durante il periodo di lockdown di quasi 2 anni fa le nostre amate console abbiano fatto gli straordinari per garantirci giornate quantomeno divertenti e tenerci in contatto con amici che ci sembravano sempre più lontani. Alcuni di noi poi, come la sottoscritta, hanno scoperto anche un altro mondo che credevano essere completamente fuori dalla propria portata: il mondo degli Atelier.

Qualche accenno storico…
La serie “Atelier” affonda le proprie radici in un passato discretamente recente, con il primissimo capitolo, Atelier Marie: The Alchemist of Salburg, uscito originariamente nel 1997 per PlayStation e mai pubblicato al di fuori del territorio Nipponico.
Composta da una moltitudine di capitoli che snoccioleremo più avanti, la saga è caratterizzata da alcuni capisaldi che si ripropongono in veste migliorata all’interno di ogni capitolo:
- un sistema di raccolta materiali
- molteplici ricette alchemiche da apprendere e sintetizzare
- storie leggere e dai toni umoristici
- un cast di personaggi dal design colorato, elaborato e tendente al genere di manga shōjo
- un sistema di battaglie a turni
- un sistema progressivo giorno/notte che impone determinate date di scadenza per alcuni incarichi
Nel tempo, la serie si è adattata al cambiamento nei gusti dei propri utenti, rendendo ancora più leggera ed esilarante l’atmosfera generale dei giochi, non includendo mai tematiche troppo “pesanti” o situazioni oscure da affrontare.

Perchè si parla di “Atelier” e del concetto di “serenità”?
Come suddetto, Atelier non propone argomentazioni complesse che turbano l’utente nella propria sensibilità o lo pongono davanti a scelte difficili. Si limita ad accompagnare il giocatore verso un percorso di crescita caratterizzato da molti cliché, ma anche da situazioni leggere, da vivere con il sorriso sulle labbra.
Argomenti come l’amicizia, l’accettazione del prossimo, porgere il proprio aiuto in caso di necessità e la volontà di apprendere fanno da padroni all’interno di ogni capitolo, ogni volta in salsa diversa per farci conoscere un po’ più da vicino l’alchimista protagonista del capitolo in questione ed il suo vasto gruppo di amici.
Ecco perché si parla di serenità: quanto sta accadendo nella nostra vita ogni giorno ci porta ad allontanarci sempre di più da chi ci circonda, in una forma di distanziamento sociale non solo fisico ma anche (spaventosamente) psicologico, in cui regna lo stress e la rabbia per le limitazioni che ci vengono imposte, unitamente ad una serie ben precisa di regole da rispettare.
Ma è proprio qui che entra in gioco la potenza di un Atelier: sperimentare le ricette alchemiche e vivere con leggerezza le giornate dell’alchimista, sorridere delle situazioni surreali che accadono con i propri amici e rendersi conto di non essere poi così distanti dalla realtà personale nelle vicissitudini più banali (ad esempio, la svogliatezza di Sophie nel non voler pulire il proprio Atelier) sono tutti elementi che permettono al giocatore di entrare più facilmente in empatia con il titolo, sviluppando una forma di relax e serenità nelle poche pretese che ha il gioco mentre narra le proprie vicende.
Una porta di fuga verso un mondo più leggero e che ci permetta di “guarire” da questo perpetuo stato di ansia che a volte viene, inconsciamente, alimentato da titoli ben più complessi e conosciuti, nonché un antistress che ci permetta comunque di pensare con la nostra testa nelle fasi più avanzate delle ricette alchemiche, così da mettere un po’ di sana competizione verso le nostre capacità e farci sentire appagati una volta raggiungo l’obiettivo e sintetizzato l’oggetto desiderato.

Da dove posso cominciare?
Atelier è composto da una moltitudine di capitoli, purtroppo non tutti giunti a noi in Europa. Tendenzialmente la serie di compone di “sotto saghe” formate da trilogie ogni volta ripubblicate in veste migliorata (Deluxe) sulle console di ultima generazione. Qui di seguito snoccioliamo un po’ la questione, riportando i titoli principali di ogni serie:

- Atelier Marie: The Alchemist of Salburg
- Atelier Elie: The Alchemist of Salburg 2
- Atelier Lilie: The Alchemist of Salburg 3

- Atelier Judie: The Alchemist of Gramnad
- Atelier Viorate: The Alchemist of Gramnad 2

- Atelier Iris: Eternal Mana
- Atelier Iris 2: The Azoth of Destiny
- Atelier Iris 3: Grand Phantasm

- Mana Khemia: Alchemists of Al-Revis
- Mana Khemia 2: Fall of Alchemy

- Atelier Rorona: The Alchemist of Arland
- Atelier Totori: The Adventurer of Arland
- Atelier Meruru: The Apprentice of Arland
- Atelier Lulua: The Scion of Arland

- Atelier Ayesha: The Alchemist of Dusk
- Atelier Escha & Logy: Alchemists of the Dusk Sky
- Atelier Shallie: Alchemists of the Dusk Sea

- Atelier Sophie: The Alchemist of the Mysterious Book
- Atelier Firis: The Alchemist of the Mysterious Journey
- Atelier Lydie & Suelle: The Alchemists of the Mysterious Paintings

- Atelier Ryza: Eternal Darkness and the Secret Hideout
- Atelier Ryza 2: Lost Legends and the Secret Fairy
Sono davvero tanti vero? Senza ombra di dubbio, le serie più conosciute ad oggi nonché quelle giunte a noi rimangono quelle di Dusk, Arland, Mysterious e la più recente Secret, ma non disdegnate nemmeno Mana Khemia perchè potrebbe regalarvi dei momenti molto interessanti.
Io personalmente partii da Atelier Ryza, l’ultima entrata nella serie che percorre i passi della omonima protagonista da semplice ragazza isolana in cerca di avventura ad alchimista dal talento naturale in grado di aiutare tutti coloro che ne hanno bisogno. Posso consigliarvi di immergervi in questa splendida avventura estiva per iniziare a prendere dimestichezza con i comandi di raccolta materiali e sintetizzazione, per poi ripercorrere a ritroso la saga fino alle sue origini (che purtroppo, per oggi, rimangono precluse all’occidente).
Ryza come Sophie: apprendere per crescere

Come già accennato, una delle particolarità della serie è il concetto di “apprendimento“: abbiamo alchimiste già formate che devono trovare la propria strada, eredi che non hanno idea da dove iniziare oppure semplici ragazze che scoprono di avere un talento naturale per questa nobile arte.
Solo recentemente mi sono avvicinata alla saga Mysterious, complice il fatto che il prossimo 25 Febbraio 2022 giungerà nei negozi Atelier Sophie 2: The Alchemist of the Mysterious Dream e non ho potuto fare a meno di notare come Sophie sia una controparte leggermente meno ignara di Ryza sull’alchimia ma altrettanto desiderosa di saperne di più.
Trovo che entrambe siano un grande punto di partenza per riscoprire in noi la forza necessaria a voler imparare, a volerci evolvere in qualcosa di più, come ha voluto fare Ryza ad ogni costo per diventare la grande alchimista che si mette nuovamente alla prova nel secondo capitolo della sua saga oppure come ha fatto Sophie, rimasta sola al mondo senza più sua nonna a guidare i suoi passi e mettendosi in gioco nonostante non avesse basi solide su cui far fronte per apprendere.
Una straordinaria forza di volontà celata dietro quei temi più spensierati che ci danno gioia e serenità, ma che in fondo ci fanno ritrovare qualcosa che tendiamo a perdere spesso, in un mondo difficile come quello che siamo chiamati ad affrontare ogni giorno: la capacità di rivalutarci e vivere la quotidianità con un sorriso in più.
Non arrendetevi di fronte alle avversità e perseguite giornate più serene in compagnia delle alchimiste di Atelier. I titoli sono disponibili per PlayStation, Nintendo Switch e PC
