Il biennio 1986-1987 è stato di fondamentale importanza per la storia dei videogiochi.
Arrivarono infatti due titoli come Dragon Quest e Final Fantasy, che segnarono l’inizio della grande era dei JRPG.
Il mondo dei JRPG però non è un semplice dualismo di bianco e nero, ma piuttosto un meraviglioso tripudio di colori, dove ad ogni tinta appartiene una saga, capace come ognuna di di far breccia nel cuore di questo o quall’appassionato di JRPG.
C’è da dire però che il mondo del gaming non è soltanto fantasia e colore, è anche capacità e possibilità, ed è anche a causa di questo che alcune produzioni, pur se sviluppate con le migliori intenzioni, non riescono ad emergere e far conoscere la loro identità al grande pubblico.
E’ un po’ quello che è avvenuto alla saga protagonista di questa recensione, ovvero “Tales of”.
Il 15/12/1995 viene pubblicato su Super Nintendo “Tales of Phantasia”, primo episodio di questa saga che nel corso dei suoi 26 anni di storia è stata capace di gettare un seme nel cuore degli appassionati e far crescere un rigoglioso giardino di emozioni e sentimenti.
Tales of Arise nasce per celebrare la storia della serie, con la speranza finalmente di emergere definitivamente dal cuore del grande pubblico; noi siamo qui oggi per dirvi se il titolo riesce nel suo intento.
DUE MONDI IN CONFLITTO: LA STORIA

Come ogni gioco di ruolo che si rispetti, occidentale o Giapponese che sia, Tales of Arise racconta una storia che nasce con l’intento di emozionare il giocatore e qui il titolo centra pienamente il suo primo obiettivo.
La storia di Arise è un concentrato di temi forti come la guerra, l’oppressione e la segregazione razziale.
La trama infatti parla del mondo di Dhana improvvisamente invaso dal pianeta tecnologicamente avanzato di Rena, imponendo nel giro di pochissimo tempo il proprio dominio e riducendo in schiavitù l’intera popolazione, mortificando così la loro libertà e dignità.
Dopo ben 300 anni di tirannia, dove di fronte alla spietatezza di Rena la voglia di combattere dei Dhanani era venuta meno, il fortuito incontro tra due dei protagonisti, il prode Alphen e la misteriosa Shionne, metterà in moto una serie di eventi destinata a cambiare il loro destino e quello del loro mondo.
Lo svolgersi degli eventi vi terrà incollati allo schermo per una durata che può variare mediamente dalle 30 alle 40 ore, superando le 60 ore qualora decidiate di dedicare il vostro tempo alle numerose attività secondarie (queste ultima non sempre originalissime) quali la gestione di una fattoria per l’ottenimento di alcune materie prime, un’arena per mettere alla prova le vostre abilità con il dinamicissimo sistema di combattimento (in questo capitolo rivoluzionato e vero punto di forza della produzione) ed il minigioco della pesca, permettendo così al giocatore di vivere anche dei momenti di svago durante lo svolgersi degli eventi.
UN PUNTO DI PARTENZA MA ANCHE DI RITROVO

Come accennato precedentemente, Tales of Arise nasce con l’intento di celebrare la storia della saga (pur rappresentando un ottimo punto di partenza per chi vi si approccia per la prima volta) e numerose sono le citazioni ed i riferimenti ad altri episodi della saga che faranno sicuramente felici gli amanti di questa serie.
Basti pensare alla pietra presente sulla mano sinistra dei Dhanani, chiaro richiamo alla ex-sphere presenti in Tales of Symphonia in cui la situazione discriminatoria tra i due pianeti era molto simile, così come il simpatico cameo dei rappigs presenti in un ranch della terra di Elde Menancia (e già apparsi nella demo).
Sono presenti anche i richiami a personaggi di altri capitoli, partendo dal design di alcuni di essi, come il misterioso Cavaliere Nero che ricorda Wingul da Tales of Xillia, oppure accenni alle mascotte che divengono esche nell’ambito della pesca.
IL RINNOVO CHE CI VOLEVA: GAMEPLAY E COMBATTIMENTO

Nei giochi di ruolo le colonne portanti della produzione, oltre la storia, sono il sistema di combattimento e la colonna sonora, che devono accompagnare ed emozionare in base agli eventi che si svolgono.
Proprio sul sistema di combattimento è avvenuta la più grande rivoluzione di questo titolo, cambiando qualcosa dall’iconico sistema LMBS (Linear Motion Battle System) rendendolo più snello nel dare maggiore libertà di movimento al giocatore.
Il gameplay cambia regolarmente durante queste fasi, portando il giocatore dalla libera esplorazione in terza persona al combattimento in un’area designata.
Ci sono sempre le arti (abilità magiche iconiche della saga) il cui utilizzo per quelle curative è deputato all’ammontare dei PC (Punti Cura) a cui tutti i membri del party che ne fanno utilizzo attingono.
Ogni personaggio del party ha ovviamente il suo ruolo, che sia un tank o un healer, ma l’elemento interessante che incita l’utilizzo di ognuno di essi è la loro abilità speciale, ognuna capace di contrastare determinate categorie di nemici e di arti avversarie.
Nel recente passato (e non solo) era possibile affrontare la saga di Tales of quasi con un approccio button smashing, cosa che è venuta un po’ meno in questo capitolo, specialmente se volete affrontare il titolo a difficoltà elevate.
Durante le fasi di combattimento avrete la possibilità di controllare attivamente (anche se uno alla volta, lasciando la gestione degli altri alla I.A.) quattro personaggi, tenendo da parte due membri di supporto richiamabili per utilizzare la loro abilità speciale e contrastare così l’avversario.
La gestione dell’I.A: dei personaggi può essere anche reimpostata con delle indicazioni in un sistema che ricorda molto da vicino il sistema “Gambit” visto in Final Fantasy XII, dando così varietà d’approccio alle battaglie e riducendo il carico decisionale del giocatore qualora quest’ultimo lo desiderasse.
Capita a volte però, data l’alta dinamicità degli scontri, di perdersi per l’esecuzione di questo o quel comando, obbligando il giocatore ad una “pausa tattica” per impostare una nuova strategia d’approccio o l’utilizzo di una specifica arte, spezzando così il ritmo degli scontri.
In ogni caso il combat system resta di un assoluto alto livello, con un ottimo bilanciamento tra tutte le sue parti, rendendolo uno dei migliori degli ultimi anni.
MUSICA CHE ENTRA NELL’ANIMA

Con Tales of Arise, la saga per la prima volta potrà godere di una colonna sonora a cura di un’orchestra sinfonica con pezzi a cura del compositore Motoi Sakuraba. Alcuni brani sapranno sicuramente emozionarvi ed altri meno ma nei momenti cruciali la poesia degli stessi vi entrerà nell’anima, diventando dei motivetti che sicuramente vi ritroverete a sentire nelle orecchie anche dopo aver posato il Dual Sense e spento la console.
COMPARTO TECNICO E DUAL SENSE

Sappiamo tutti che l’occhio vuole la sua parte e Tales of Arise riesce a colpire quello del giocatore pur utilizzando un motore grafico di livello (Unreal Engine 4) ma che sta lentamente iniziando a mostrare il fianco all’età.
La tecnologia “Atmospheric Shader” con il suo stile cell-shading ispirato ad anime e alle pitture ad acquerello riuscirà comunque a meravigliarvi facendovi strabuzzare gli occhi davanti a qualche panorama.
Così come strabuzzerete gli occhi davanti alle meraviglie dello stile grafico, potreste forse storcere il naso davanti alle (per fortuna poche) imperfezioni tecniche.
Si nota quale pop-up di troppo durante le fasi di esplorazione, ed anche impostando la modalità con frame rate migliorato (rispetto a quella che privilegia la risoluzione) si potrà constatare qualche leggero calo che forse non noterete proprio grazie al colpo d’occhio espresso da Tales of Arise.
A supporto (ed a compensazione dei difetti) della produzione giunge il vero strumento next-gen di Sony, ovvero il dual sense.
Durante le cutscene ed alcuni frangenti dei combattimenti avrete la possibilità di avvertire tra le vostre mani colpi, salti, tocchi ed altre azioni sapientemente riprodotti tramite dualsense, rendendo l’avventura più coinvolgente, sebbene un suo utilizzo anche in altri frangenti come l’esplorazione avrebbe reso davvero completa l’esperienza già estremamente appagante.
CONCLUSIONE: LA RINASCITA DI TALES OF?

Tales of Arise è come un fiume che nasce, si fa strada attraverso ambienti tortuosi ed impervi ma uscendone sempre maestoso, venendo indicato da tutti come simbolo di vita, bellezza ed energia.
Il titolo riesce nel proprio obiettivo di di uscire dalla penombra e farsi conoscere finalmente al grande pubblico?
Si e lo fa con un urlo energico per affermare la sua forza pur consapevole dei propri limiti.
Un urlo che fa bene al panorama del gaming perché se esiste un pantheon dei JRPG, con Arise la serie Tales of sancisce definitivamente il suo ingresso nell’olimpo delle grandi saghe.
TALES OF ARISE
61,99 €.
Sono da sempre appassionato di videogames. Ho iniziato a giocare su Amiga 2000 nel 1991 e da allora non ho più smesso. Mi è sempre piaciuto vedere come si evolve l’interazione tra utente e macchina, e questo mi porta ad amare qualsiasi sistema videoludico.