“Two wolrds collide
rival nations…”
Cantavano così i Surviror nel lontano 1985, e con decenni di anticipo sembra che avessero raccontato dell’inizio di quello che è stato uno dei più famosi jrpg degli ultimi 10 anni, ovvero Xenoblade Chronicles.

Uscito originariamente nel 2010 su Nintendo Wii e successivamente nel 2015 su New Nintendo 3DS, Monolith Soft ci ripropone su Nintendo Switch la versione definitiva di questo maestoso jrpg, permettendo a tutti i possessori della piccola console ibrida della casa di Kyoto di riscoprire le gioie di questa opera.
Ma bando alle ciance, Xenoblade Chronicles Definitive Edition è davvero l’opera colossale che tutti stavano aspettando?
Scopriamolo insieme!

Una delle migliori componenti del titolo è sempre stata la parte narrativa.
La storia narra di due popoli in lotta tra loro, gli Homs ed i Mechan, due civiltà sviluppatesi sui resti di due colossali titani, Bionis e Mechanis, e gli equilibri di questo scontro vengono decisi da un’arma leggendaria, la Monado, una spada che permette di avere visioni del futuro.

Il protagonista di questa storia è Shulk, un abitante della Colonia 9, che a seguito di un attacco alla colonia da parte dei Mechan incomincerà ad utilizzare la Monado, entrando così in un vortice di eventi che coinvolgerà il giocatore per almeno 100 ore di gioco.

La storia di Xenoblade Chronicles è profonda, piena di spunti di riflessioni sull’esistenza e sui sentimenti umani, ma non disdegna anche qualche scena comica, portando così il giocatore a vivere un’epopea che attraverso tutte le sfumature delle emozioni umane, e quindi a vivere una storia che definire completa è davvero riduttivo.
Se al coinvolgimento emotivo dato dalla trama superlativa aggiungiamo il lavoro di rimodellazione dei personaggi, anche gli occhi avranno di che godere e gioire.
Infatti molti aspetti grafici del gioco sono stati ridisegnati da 0, dando al gioco una nuova veste grafica, sia negli aspetti riguardanti i personaggi come detto prima che in quelle riguardanti le ambientazioni.
Giochi di ombre, riflessi dell’acqua ed alberi che si spostano grazie al soffio del vento danno al giocatore l’impressione di esplorare un mondo vivo e reale, aumentando così il coinvolgimento ed aumentando il piacere derivante dalle lunghe sessioni esplorative durante le ore di gioco.


Per quanto tutto molto bello da vedere, qualche piccolo appunto (o meglio precisazione) è doveroso.
Quando si sviluppa un gioco è un po’ come giocare al gioco della coperta corta.
Eccellere in ogni aspetto è difficile, ed è un po’ quello che succede a Xenoblade Chronicles Definitive Edition.
Nel tentativo di mantere gli fps stabili sui 30 (cosa che a volte non avviene, soprattutto nelle fasi estremamente più concitate, ed è questa una delle piccole precisazioni al quale mi riferivo) gli sviluppatori hanno optato per una risoluzione a 720p ed una risoluzione di 540p.
La risoluzione grafica di Xenoblade Chronicles Definitive Edition (ed anche quella del secondo capitolo) è stata al centro di critiche, e non nascondo però che qualche accorgimento in più sarebbe stato ideale, ma la risoluzione resta comunque funzionale all’esperienza di gioco, non andando ad inficiare in maniera così decisa sulla qualità complessiva del titolo.
Nel passaggio da docked a modalità handheld la “perdita” grafica resta limitata, dovendo infatti rinunciare solamente a dettagli quali il riflesso dell’acqua e ad una linea dell’orizzonto meno profonda del normale.
Ciò che però voglio criticare è l’aspetto del pop-up di alcuni elementi, in entrambe le versioni di utilizzo del gioco, elemento che stona con la bellezza dell’art design di cui il titolo è punto di riferimento per tante altre produzioni del settore.


Dopo aver parlato dell’aspetto grafico, andiamo insieme ad esaminare un’altra delle componenti fondamentali, quella riguardante il mezzo attraverso il quale viviamo questo lunghissimo viaggio, ovvero il gameplay, che in Xenoblade Chronicles tocca diversi campi (e prima che possiate storcere il naso lasciatemi almeno spiegare).
Durante le fasi esplorative avremo la possibilità sia di cartografare le mappe delle immense macroaree (per quanto vasto no, Xenoblade Chronicles non’è un open world) che di raccogliere oggetti di varia natura, che potranno tornarci utili per diverse questioni, quali ad esempio il craftaggio di gemme per potenziare l’equipaggiamento (tramite un simpatico minigioco che tiene conto delle qualità di ogni membro del team), oppure il completamente di un vero e proprio album di collezionabili (diviso per macroarea), che se portato a termine premierà il giocatore con una ricompensa (utile come equipaggiamento o per potenziamento dello stesso).



Durante le fasi esplorative inoltre saranno presenti i vari mob a schermo, ma è qui che avviene una cosa che reputo davvero interessante.
Non tutti i mob a schermo vi attaccheranno, in quanto molte delle creature che popolano l’ecosistema di gioco non sono aggressive verso il giocatore, dando quindi la possibilità di decidere se approcciare o meno il nemico che vi si parerà davanti.
Se si decidesse di iniziare il combattimento, il gioco passerà in maniera immediata alla modalità di combattimento, che ricorda molto da vicino il genere MMORPG per impostazione e scelta delle abilità di utilizzare.

Ho sempre pensato che in un gioco troppo action non ci possa essere molto spazio per il tatticismo nei combattimenti, ma non ho avvertito questa mancanza in Xenoblade Chronicles Definitive Edition.
La barra delle abilità (che prima di essere riutilizzate richiedono un periodo di cooldown) terranno conto del posizionamento del giocatore.
Durante le battaglie infatti ci si potrà spostare e prendere posizione (controllando però soltanto il leader del party), e le abilità in nostro possesso potranno infliggere danni extra se ci troviamo sul fianco o sul retro del nemico, oppure se esso si trova in una determinata condizione causata dalle abilità dei nostri colpi.
Se a questo aggiungiamo il “ruolo” che ogni membro del party avrà in base alla natura del suo personaggio, la profondità del sistema di combattimento è davvero di alto livello, impegnando il giocatore ad un ragionamento continuo su posizionamento ed utilizzo delle abilità per massimizzare i danni da infliggere.

Come detto prima, il sistema funziona, è divertente e coinvolge continuamente il giocatore, ma il sistema di scelta delle abilità in stile MMORPG riadattato ai controller alle volte è un po’ scomodo (anche se resta intuitivo), dovendosi destreggiare o addirittura scegliere se spostare il personaggio oppure cambiare l’abilità da eseguire, con il rischio di spezzare quella dinamicità del sistema di combattimento che Monolith Soft ha pensato per l’esperienza di gioco.

Una delle cose che ho apprezzato di più di questo sistema di combattimento deriva dall’arma simbolo del gioco, ovvero la Monado.
Durante i combattimenti la Monado, oltre a dotare il giocatore di abilità uniche, spettacolari e funzionali, da in qualche frangente particolare la possibilità di prevedere le mosse del nemico, dandoci quindi la possibilità di effettuare, se possibile, tutte le contromisure del caso.

La difficoltà dei combattimenti è mediamente poco impegnativa, ma una delle trovare di questa Definitive Edition è stata l’aggiunta di due modalità aggiuntive, denominate “Casual mode” ed una “Pro Mode”.
La “Casual mode” viene in aiuto di quei giocatori che preferiscono concentrarsi solamente sugli aspetti narrativi del gioco, abbassando sensibilmente la difficoltà degli scontri.
La “Pro Mode” invece adotta un sistema simile a quello visto in Xenoblade Chronicles 2 con le locande, facendo accumulare esperienza al giocatore e da applicare in un secondo momento alle statistiche, permettendo di mantenere un livello di sfida valido durante le fasi di combattimento nelle varie macroaree del mondo di gioco.

Uno degli aspetti migliori di questa produzione è stato riservato al trattamento della colonna sonora, da sempre fiore all’occhiello della serie Xenoblade Chronicles.
In questa Definitive Edition infatti le musiche sono state riarrangiate, mantenendo un feeling estremamente vicino alle controparti originali, che saranno comunque selezionabili tramite i menù di gioco in qualsiasi momento, permettendo quindi sia ai nostalgici che ai novizi di apprezzare la meravigliosa colonna sonora che accompagna il giocatore durante la sua esperienza.
Un altro degli aspetti rivisitati in questa Definitive Edition è quello riguardante i menù di gioco, resi molto meno confusionari, rendendo la consultazione di essi molto meno caotica e di più facile fruizione per il giocatore.


Opzione puramente estetica, ma estremamente gradita, è quella di poter cambiare la skin dell’equipaggiamento con un qualsiasi altro oggetto della stessa categoria che sia già stato in nostro possesso.
Per chi non lo sapesse, a differenza di molti altri jrpg, gli elementi costituenti il nostro equipaggiamento sono ben visibili al giocatore, ma le statistiche che da essi derivano non sempre coincidono per stile con il nostro gusto.
Questa opzione ci permette quindi di poter mantenere un determinato stile di abbigliamento pur indossando di fatto un qualsiasi altro tipo di oggetto, evitando al party di andare in giro conciato come se fosse l’armata Brancaleone.
Ampiamente pubblicizzata durante i trailer di lancio del titolo è la presenza di “Future Connected”, vero e proprio epilogo aggiuntivo alle avventure di Shulk e compagni, che rappresenta la più succosa ed interessante aggiunta (senza nulla togliere al resto del lavoro compiuto da Monolith Soft) di questa Definitive Edition.

Ambientata un anno dopo gli eventi della storia principale, si andrà ad ampliare il post-story di Melia, una delle protagoniste della trama principale, con la quale andremo a vivere un vero e proprio approfondimento sulle vicende del gioco.
Sostanzialmente l’esperienza di gioco resta invariata, se non per qualche piccola differenza riguardante il sistema di combattimento, snellito si in qualche meccanica ma che perde una piccola parte del suo tatticismo per via di esigenze di trama.
Con una durata di circa 10 ore (circa 20 se volessimo completare tutti gli incarichi secondari), Future Connected diventa una piacevolissima aggiunta all’epopea di Xenoblade Chronicles, pur non raggiungendo la qualità di “Torna: The Golden Country”, dlc di Xenoblade Chronicles 2.

In ultima analisi uno sguardo alla durata della batteria durante le sessioni di gioco.
Ho avuto modo di provare il titolo sia su Switch normale che Lite, potendo verificare una durata della batteria in linea con le produzioni tripla A che girano su Switch, attestandosi sulle due ore su Switch normale e di circa quattro ore su Lite (e Switch normale con batteria maggiorata), garantendo quindi una buonissima autonomia per le nostre lunghe sessioni di gioco in modalità handheld.

Xenoblade Chronicles Definitive Edition riesce comunque nell’impresa di valorizzare ed impreziosire la già colossale opera originale, pur restano concettualmente un gioco vecchio di 10 anni, ma che per qualità di trama, colonna sonora e level design, da ancora vere e proprie lezioni di videogioco a molte delle produzioni odierne, rendendo quindi Xenoblade Chronicles Definitive Edition un esempio al quale ispirarsi per raggiungere vette qualitative davvero altissime.
Xenoblade Chronicles Definitive Edition
€.52,79
Sono da sempre appassionato di videogames. Ho iniziato a giocare su Amiga 2000 nel 1991 e da allora non ho più smesso. Mi è sempre piaciuto vedere come si evolve l’interazione tra utente e macchina, e questo mi porta ad amare qualsiasi sistema videoludico.