Qualche ora fa il portale The Verge aveva riportato la notizia che alcuni hacker avessero attaccato Microsoft, riuscendo a rubare nientedimeno che i codici sorgenti del primo modello di Xbox e del sistema operativo Windows NT 3.5.

La notizia è stata appena confermata dal colosso americano, andando quindi a confermare un grosso danno nei loro sistemi di sicurezza.

Per chi non lo sapesse il codice sorgente (spesso detto semplicemente sorgente o codice o listato), in informatica, è il testo di un algoritmo di un programma scritto in un linguaggio di programmazione da parte di un programmatore in fase di programmazione, compreso all’interno di un file sorgente, che definisce il flusso di esecuzione del programma stesso, ovvero la sua codifica software (per estensione, l’espressione “codice sorgente” viene utilizzata anche per riferirsi a testo scritto in linguaggi informatici non di programmazione, come i linguaggi di markup (HTML, XML e via dicendo) o i linguaggi di interrogazione (es. SQL)).

Il supporto a questi sistemi non è più attivo da diverso tempo, ma c’è comunque da chiedersi quale potrà essere la dimensione del danno che inevitabilmente la compagnia dovrà affrontare.

Sembrerebbe inoltre che gli hacker in questione abbiano messo in rete la “refurtiva”, rendendo quindi irreparabile la perdita dei codici, vista la viralità della rete.

Già qualche mese fa un hacker era riuscito ad impadronirsi di alcuni dati riguardanti la GPU di cui sarà dotata la nuova console Microsoft, ovvero Xbox Series X, andando a chiedere un riscatto di ben 100 milioni di dollari a AMD per evitare la diffusione dei dati.

In quella occasione AMD andò a minimizzare l’accaduto con la seguente dichiarazione:

“Crediamo che i file rubati non siano di fondamentale importanza per la competitività e la sicurezza dei nostri attuali e futuri prodotti grafici.” 

Microsoft ha comunque detto di essere al lavoro per almeno identificare i responsabili dell’accaduto, ma visti i recenti avvenimenti è palese che la compagnia abbia qualche problema di sicurezza informatica.

Riuscirà Microsoft a mettere un freno a questa vicenda?