Ciao a tutti bella gente!!!
Era da un po’ che non ci trovavamo tra le righe di un editoriale, ma ho avuto un paio di settimane abbastanza travagliate, quindi volevo iniziare chiedendo scusa a chi ha aspettato questo nuovo articolo senza avere notizie.
Avevo finito di scrivere il nuovo editoriale poche ore fa, ma vista la ricorrenza di oggi ho deciso di cancellare tutto e scriverne uno speciale, visto che nella giornata di oggi viene celebrata l’altra metà del cielo, ovvero la donna.

Ma questo articolo non vuole parlare soltanto delle “Lara Croft di turno”, questo articolo vuole rendere omaggio a qualsiasi donna abbia a che fare con il mondo dei videogames, sia essa virtuale o reale, programmatrice e/o giocatrice, perché troppo poco vengono considerate in un mondo che, purtroppo, viene ancora troppo spesso considerato appannaggio esclusivo da parte degli uomini.
Ma adesso è il momento di iniziare, quindi mettetevi comodi e buona lettura a tutti voi!!!

Azzurro contro rosa, soldatini contro bambole…
Tante sono le distinzioni che da sempre contraddistinguono la diversità di genere, e tra le tante distinzioni c’è sempre stata (e c’è ancora purtroppo) quella riguardante i videogames, che erano visti come un passatempo per i maschietti.
Forse perché spesso si vedevano esplosioni, guerre, soldatini, cose che appunto venivano etichettate come “per maschietti”, quando invece non ci sarebbe stato nulla di male se una bimba di 5 anni si fosse messa ai comandi di un’astronave per salvare la terra dall’invasione aliena di turno.

Molti di noi hanno iniziato a videogiocare da piccoli, ed ognuno di voi avrà quindi visto ad un certo punto della sua carriera da videogiocatore una donna all’interno del proprio passatempo preferito.
Qualcuno di noi avrà visto Pauline, altri avranno visto Zelda, altri magari avranno conosciuto Lara Croft, ma io voglio rendere omaggio alla prima che io mi ricordi di avere visto, la bellissima Chun-Li di Street Fighter II.

Chun-Li andava un po’ controcorrente rispetto alle donne apparse nei videogiochi fino a quel momento.
La biografia ufficiale la definisce come una tiratrice scelta appassionata di arti marziali sin da piccola (anche qua altro mito sfatato che vedeva le arti marziali più per maschietti che altro), golosa di frutta e di dolci europei.
Ovviamente essendo stata creata come un personaggio “buono” odia il crimine e le persone poco chiare, andando quindi, grazie anche alla sua forza capace di rivaleggiare e primeggiare contro i lottatori del sesso opposto, ad essere di tutt’altra pasta rispetto alle donne deboli ed indifese che fino ad allora si erano viste nei videogames, facendo capire già all’epoca che le donne potevano (e dovevano) essere viste diversamente.

Dietro alla nascita di un videogioco ci sono delle persone che dedicano il loro tempo per fare in modo che noi possiamo divertirci con il nostro passatempo (e guadagnarci loro ovviamente, ci mancherebbe altro).
Persone che alle volte passano notti insonni, trascurando ciò che hanno intorno, perché magari molti dediti al loro impiego o per senso del dovere verso il pubblico, persone il cui nome troppo spesso viene dimenticato o snobbato.
Voglio quindi rendere merito e dare lustro a quella che viene considerata la prima donna sviluppatrice di videogiochi della storia, Joyce Weisbecker.

Nei suoi primissimi anni di vita, il mondo del gaming era un vero e proprio far west: non c’era un modello univoco al quale gli sviluppatori potevano ispirarsi, così come non c’erano console o computer da gaming diffuse a livello globale.
Ogni sviluppatore poteva creare una propria piattaforma/console e realizzare dei videogiochi ad hoc (ma non compatibili con piattaforme “concorrenti”).
Questo quanto accaduto, ad esempio, con Joe Weisbecker, ingegnere elettronico con il “pallino” dei videogame, e sua figlia Joyce Weisbecker, “utilizzata” dal padre a mo’ di cavia da laboratorio per testare alcuni titoli da lui ideati.
Un’esperienza che Joyce metterà a frutto dal 1976 in poi, quando le verrà chiesto (sempre da suo padre) di creare alcuni titoli per la console RCA Studio II.
Ciò l’ha resa la prima sviluppatrice videogame al mondo, anche se “indipendente”.

Tante sono le donne apparse nei videogiochi, tra fioraie con poteri curativi, invocatrici di eoni, intelligenze artificiali e streghe provocanti armate di pistole, ma la donna che più di tutte ha portato alla ribalta la femminilità non può che essere lei, l’archeologa sprezzante del pericolo, ovvero Lara Croft.

Lara Croft di qua, Lara Croft di la…
Il finire degli anni 90 e l’inizio degli anni 2000 sono stati sotto il segno della bellissima Lara.
Lara Croft è stata probabilmente la prima donna della storia dei videogames a diventare famosa come i protagonisti maschili delle grandissime produzioni videoludiche, arrivando nel 2006 ad essere inserita nel Guinnes dei primati come “eroina dei videogiochi più famosa del mondo”, ed arrivando anche ad ottenere la sua personale stella nella “Walk of game” (come la Walk of fame, ma dedicata ai personaggi dei videogiochi).
Ma la vera anima dei videogiochi non sono i personaggi che vediamo a schermo, sono le persone che giocano, che stringono legami tramite essi, e che dedicano parte della loro esistenza a far conoscere questo mondo a più persone possibili.
Vorrei quindi parlare delle videogiocatrici, perché ancora adesso sento cose grottesche su di esse.

Sento spesso dire cose come: le gamer girl non esistono, le gamer girl sono ignoranti, le gamer girl fanno solo vedere le tette e stop…

Probabilmente alcune cercano di riscuotere consensi in questo modo, screditando le tante (e soprattutto VERE) gamer che, con grande passione, cercano di portare contenuti e trasmettere entusiasmo in quello che fanno.
Tante sono le ragazze che cercano (e riescono) con tanta passione di portare contenuti, di trasmettere emozioni e coinvolgere il pubblico, e voglio celebrarne una che, pur non avendo la celebrità di alcune star, mette tantissimo impegno in quello che fa, ovvero Cristina Malabarba, che voi tutti conoscerete come “Krys“, l’anima di Tales of a Gamer.

Come avrete intuito da un pezzo ormai, sono un fanatico di videogiochi e di tutto ciò che li riguarda.
Seguendo quasi ogni canale esistente che li tratti, un giorno trovai una diretta di questa pagina (Tales of a Gamer), e mi misi a seguirla, convinto che fosse uno dei tanti canali che si occupava di videogiochi.
Ma la voce di Cristina, la sua simpatia ed entusiasmo, mi hanno permesso di uscire da un particolare periodo della mia vita, ridandomi allegria e gioia di giocare (cose che all’epoca avevo purtroppo perso).
Il suo entusiasmo fu travolgente, così tanto che da li a poco mi ritrovai a scrivere per questa realtà che si chiama Tales of a Gamer, contento di essere diventato amico di una vera gamer girl!

Si potrebbe scrivere tantissimo sulle donne e sui videogiochi, ma ho giusto voluto portarvi qualche spunto di riflessione su come questi due elementi dell’universo siano vicini tra loro.
Pensateci bene, questo legame può esprimersi nel regalo di una madre per il vostro compleanno, nel giocare insieme alla vostra compagna, oppure (nel mio caso) ricordare una persona che non c’è più e che vi manca tantissimo (danke zia Ingrid <3).
Come ultimo appello vi dico questo: rispettatele sempre le donne, non siate ipocriti solo nella giornata dell’8 marzo, siate gentili con loro, siate galanti e rispettosi; della loro storia, dei loro sacrifici per essere donne, delle loro conquiste, ma soprattutto del completarci, perché sono l’altra metà del cielo, e senza di loro l’universo è incomprensibile.
“Per tutte le violenze consumate su di Lei,
per tutte le umiliazioni che ha subito,
per il suo corpo che avete sfruttato,
per la sua intelligenza che avete calpestato,
per l’ignoranza in cui l’avete lasciata,
per la libertà che le avete negato,
per la bocca che le avete tappato,
per le ali che le avete tagliato,
per tutto questo:
in piedi, Signori, davanti ad una Donna.”
(William Shakespeare)


Sono da sempre appassionato di videogames. Ho iniziato a giocare su Amiga 2000 nel 1991 e da allora non ho più smesso. Mi è sempre piaciuto vedere come si evolve l’interazione tra utente e macchina, e questo mi porta ad amare qualsiasi sistema videoludico.