Una triste storia che decidiamo di raccontarvi sperando che queste situazioni non si ripetano e che soprattutto le persone si rendano più responsabili non facendo delle passioni un ragione di vita.
Il caso specifico ci arriva dalla redazione scozzese di DailyReport dove un uomo di nazionalità Bulgara e residente in Giappone si è reso irreperibile per 45 giorni facendo perdere le proprie tracce a parenti e amici nascondendosi in una stanza d’albergo di Tokyo per giocare a Fortnite e Call of Duty.

La persona in oggetto ( che evitiamo di commentare) è stato, dopo varie segnalazioni, ritrovato in condizioni precarie proprio dai loro amici che ne avevano denunciato la scomparsa ritrovandolo proprio nella presente stanza d’albergo di Tokyo.
Lo stesso DailyReport riporta che l’uomo stava combattendo la dipendenza da videogiochi da diversi anni e, anche per questo, ha deciso di trasferirsi a Tokyo approfittando di un’opportunità di lavoro.
Di certo non una decisione saggia per chi vuole disintossicarsi da una sindrome videoludica, in quanto Tokyo risulterebbe essere proprio la capitale dei videogiochi.
A questo punto, come riportato, il giocatore compulsivo di Fortnite e COD è stato così affidato alle cure del padre e, nelle sei settimane successive, in un centro scozzese specializzato nella cura di questo genere di disturbi.
Il tutto è stato coordinato da Tony Marini, il consulente della struttura ospedaliera, che ha accompagnato il padre nella trasferta a Tokyo per recuperare suo figlio.
All’apertura della camera d’albergo, spiega, abbiamo assistito ad una scena a dir poco inquietante, l’uomo che dopo 45 giorni era rimasto recluso nella stessa aveva addirittura smesso di utilizzare il bagno per non staccarsi dai videogiochi, e utilizzava delle bottiglie in plastica per non abbandonare la partita.
Alla luce di quanto accaduto, il consulente Marini della struttura ospedaliera ha sollecitato il servizio sanitario nazionale scozzese ad aprire immediatamente un’unità specializzata nella cura e nel recupero psicofisico delle persone dipendenti da Fortnite e dai videogiochi in generale.
Per quanto tutto questo ci infonda una grande tristezza anche noi ci uniamo alla grande voce Mondiale in difesa di queste dipendenze, ricordandovi che la vita deve essere sempre vissuta nella sua completezza, le passioni non devono sfociare nell’unica ragione di vita, ma devono essere completate da una sana vita sociale con amici e parenti, in quanto solo lo scambio di opinioni rende veramente l’uomo libero e sano.

Appassionato videoludico dal lontano 1989, creatore di contenuti multimediali in campo radiofonico e audiovisivo, ora da 3 anni alla direzione di questo ambizioso progetto chiamato Tales of a Gamer.